Testimonianza di Alberto Scevarolli di Pantigliate (Milano)

Pace a tutti.
Mi chiamo Alberto Scevarolli, ho 38 anni ed abito a Pantigliate, in provincia di Milano. Voglio partecipare al coro dei miei fratelli e sorelle che mi hanno preceduto nel testimoniare i Frutti che Mamma ha portato dal Cielo per Ristorare i cuori di tutta l’umanità. Quali sono questi frutti? Sono: la Fratellanza, l’Uguaglianza, la Carità, l’Altruismo, il Perdono, l’Amore, la Sopportazione, la Remissione, la Preghiera (che dalla bocca dell’umanità dovrebbe scorrere a fiumi), e tutte le Virtù di Dio.
Questi frutti sono conosciuti da tutta l’umanità che ne apprezza la bontà a condizione che a metterli in pratica siano gli altri. Il frutto che l’umanità coltiva in abbondanza è l’egoismo perché ci illude di essere meno colpevoli per un mondo che corre verso la fine. Il Perdono invece, è il frutto che Mamma coltiva nel Suo Giardino per la Salvezza di ognuno di noi.
Ad esempio, voglio raccontare quanto segue: da piccino la mia nonna Grazia, mi portava sempre con sé ai pellegrinaggi. Per molti anni ho ascoltato la Santa Parola di Mamma e seguito i Suoi Santi Insegnamenti che mi erano tanto graditi anche se ero un ragazzino. Passarono gli anni e iniziai a lavorare, presi la patente ed incominciai a frequentare una fidanzatina. Tutto questo mi distrasse più del dovuto e poco alla volta, dimenticai di innaffiare il Seme della Fede, cominciando ad evitare i pellegrinaggi fino a dimenticarli del tutto. Vivevo una vita intensa tra lavoro e molto divertimento e mi sentivo realizzato.
Purtroppo il vento cambiò ben presto e le molte certezze che prima avevo, piano piano svanirono e le rimanenti diventarono incubi legati anche a problemi di salute che subentrarono. Insomma, quella che pensavo fosse felicità, dopo breve tempo, divenne un inferno. La ciliegina sulla torta arrivò quando: una mattina alle cinque presi la macchina per andare a lavorare, la strada era ghiacciata e il troppo ghiaccio e la velocità sostenuta, mi fecero sbandare. Andai ad urtare contro un marciapiede dove ruppi il semiasse anteriore, la macchina priva di qualsiasi controllo andava a carambolare in tutti gli angoli che trovava sulla sua strada fino a quando perse di inerzia e si fermò. Ero distrutto, non me ne andava bene una. Quando scesi dalla macchina, realizzai quanto era accaduto ed io non avevo nemmeno un graffio, mi domandavo come fosse possibile. Da lì a poco ricordai che quando la macchina era impazzita e andava urtando di qua e di là, avevo sentito una Mano che mi pressava sul petto, spingendomi contro lo schienale del sedile. Allora, capii che quell’aiuto mi era stato dato da Mamma Lucia, non poteva essere diversamente. Con il Suo Grande Amore Celestiale, anche se io di Lei mi ero dimenticato, Lei non si era affatto dimenticata di me. Al primo pellegrinaggio decisi di tornare da Mamma per ringraziarLa. Quando mi ricevette nella Casetta delle Grazie, mi abbracciò e mi baciò tutta festosa ed io in quel momento mi resi conto di essere come il figliol prodigo quando fece ritorno nella casa del Padre. Da allora io partecipo a tutti i pellegrinaggi, ringraziando Mamma che con il Suo Santo Perdono, mi ha concesso una seconda opportunità per riattaccarmi al Suo Santo Manto e camminare per il Cielo. Fratelli e sorelle, tutti noi abbiamo un ritorno perché sulla terra nulla è eterno. Se lo facciamo da “figliol prodigo”, la nostra Mamma dal Suo Giardino raccoglierà e ci darà il Fiore del Perdono che ci aprirà la Porta che conduce al Padre, la Salvezza dell’Anima. Correte tutti a Casa Santa, nel Gargano, dalla Mamma, la Porta del Cielo, la Sapienza che Dona Conoscenza di Dio. Gloria a Te Mamma.
Tuo figlio Alberto.

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